I GIORNI DEL CILIEGIO
di Tito Casini

XXVIII - LE ROGAZIONI.

Silvio, il campanaio, s'era levato all'alba e giù doppi alle campane da far disperare. Silvio era proprio la disperazione di noi ragazzi, che si dormiva, allora, così bene! ... Ma erano le Rogazioni, veniva la processione su per i poggi, passava fra le nostre case, si sentiva nell'aie cantare il vangelo avanti alle Madonne, quel vangelo della lapide, dell'ovo e dello scorpione, di tutti gli anni: eran pur belle tutte quelle cose! dunque, suvvia!
Tristo quell'anno, che le Rogazioni non sì fanno! dunque, su! L'ultimo doppio è suonato... Si finisce di abbottonarsi la giubba fuori di casa, si manda via l'ultimo avanzo di sonno al primo ciampicone dato nei sassi, ci sì passa avanti l'un l'altro, eccoci alla chiesa. Dopo un po' che siamo arrivati, ecco il cenno. Entriamo. Lassù all'altar maggiore è già pronto il pievano, e intorno a lui stanno già pronti i cantori col loro libro disteso in mano. Pende, da un lato, pronto a incamminarsi per le vie del popolo, e già vien giù lo stendardo della penitenza. Anche la stola del pievano è del colore della viola, il colore della Quaresima, delle Quattro Tempora e dell'Avvento, il colore della penitenza. Oh! pare che il canto stesso sappia di pianto: Exsurge, Domine, adiuva nos, et libera nog propter Nomen tuum: levati su, Signore, vieni in nostro aiuto, e liberaci per cagione del tuo Nome! E il pievano, fatto un grande inchino all'altare, si alza, si alzano con lui i cantori, si alza tutto il popolo e lentamente, in bell'ordine, cantando, pregando ci s'invia.
Kyrie, eleison... Christe, eleison... Cristo, ascoltateci... Cristo, esauditeci... La pallida insegna della penitenza cammina, precedendo, traendosi dietro tutto quel gran gemito, quel gran chiedere e supplicare della plebe cristiana.
- O Padre celeste, Dio, misericordia di noi! O Figlio, Redentore del mondo, Dio, misericordia di noi! O Spirito Santo, Dio, misericordia di noi! O santa Maria, o santa Madre di Dio, o santa Vergine delle vergini, prega per noi! ... O voi tutti, Angeli e Arcangeli, pregate per noi! O santo Giovanni Battista, prega per noi! O santi Patriarchi e Profeti, pregate tutti per noi! Pregate per noi, o santi Pietro e Paolo, e Andrea, e Giacomo, e Giovanni, e Tommaso... : tutti voi, o santi Apostoli ed Evangelisti, tutti voi, o santi Discepoli del Signore! E tutti voi, o santi Innocenti; e voi, o santo Stefano, Lorenzo, Vincenzo... e tutti i santi Martiri; e Silvestro, e Gregorio, e Ambrogio, e Agostino, e tutti i santi Pontefici e Confessori; e tutti i santi Dottori; e i Sacerdoti e i Leviti; e i Monaci e gli Eremiti, pregate tutti quanti per noi! Santa Maria Maddalena, prega per noi! Santa Agata, prega per noi! Santa Lucia, santa Agnese, santa Cecilia, santa Caterina, santa Anastasia, o sante tutte, Vergini, e Vedove, pregate per noi! O santi tutti e sante tutte di Dio, intercedete per noi!
La bella luce screziata che brilla ormai nelle gocciole, gli uccelli che cantano qua e là tra le siepi, il mite ondeggiare dei grani ben si accordano col devoto scorrere delle corone, e non è che una sola preghiera, una sola voce gridante al cielo: O santi, o santi, pregate per noi, pregate, intercedete per noi!

Chi avrà, dei nostri vecchi, piantato quelle croci, rizzato quelle maestà? Vi sarà forse morto qualcuno, e avran voluto così consacrare quel luogo a suo eterno suffragio? Oppure lì eran soliti riposarsi i viandanti, o si fermavano un po' a discorrere i popolani, le domeniche sere al ritorno dalle funzioni, prima di dividersi alle loro case qua e là fra i prati e i castagni.
Ora vi si ferman le Rogazioni, e la cosa è solenne.
Il popolo si è schierato devotamente all'intorno; laggiù la campana di dianzi fa risentir la sua voce, in tre tocchi annunzianti la benedizione. Chi non ha potuto venire alla Penitenza, si raccoglie, a quei tocchi, e fa il segno di croce. Dai loro portichetti, guardano lassù per quelle vie i vecchi. Ne han viste, nella loro vita, di queste Rogazioni! E ne han pur viste, di estate, quando per i campi biondeggiavan le spighe, di quelle maledette nuvole nere scendere giù a rotta di collo dalla Bastia e dal Borghino, farsi un freddo ghiacciato e addio fatiche di un anno! Bisogna ben pensarci! Bisogna ben benedirla quell'aria! benedir quei venti burrascosi, que' venti che rovescian diluvi d'acqua e gonfiano come un mare il fiume... Il fiume! Bisogna averlo visto quel letto pauroso quando è pieno, quando allaga di qua e di là i piani, e son tutti ciottoli, ciottoli e rena ciò che resta dov'eran que' bei grani gentili!
Dal campanile, la campana fa sentire degli altri tocchi.

A fulgure et tempestate... Libera nos, Domine!
A flagello terraemotus... Libera nos, Domine!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris... Te rogamus, audi nos!

Il pievano, con lo stendardo violaceo, fa di lassù gran segni di croce prima a levante, poi a ponente, e poi verso mezzogiorno, e poi a quel settentrione che ci manda tanto freddo; asperge quelle parti di acqua santa, e il popolo ora si rizza, si rimette in via, verso altre vette, altre croci, altre maestà. Appena mossi, ricomincia il chiamar dei santi, ricomincian le suppliche al Signore

Propitius esto... Parce nobis, Domine!
Propitius esto... Exaudi nos, Domine!
Ab omni malo... Libera nos, Domine!
Ab omni peccato... Ab ira tua... Ab insidiis diaboli... A spiritu fornicationis... A morte perpetua... Libera nos, Domine!
Per nativitatem tuam... Per crucem et passionem tuam... Per sanctam resurrectionem tuam... Libera nos, Domine!

La processione si accresce via via, perchè dalle case vengon fuori altre donne coi bambini per mano; gruppi di ragazze si trovano a ogni maestà, dove han rizzato dei rami di maio, mazzi di rose di maggio, E quelle maestà che figura fanno con tutti quei santi che vi han portato di casa, e le Madonne che si tengono a capo del letto, e i Gesù Bambini dei cassettoni, e gli stessi sant'Antoni che hanno i loro posti nelle stalle, a guardia del bestiame... La processione sale ancora, sale fra le rovine di castelli antichi. Anche lassù ci sono le Madonne, avanti alle quali s'inginocchiano le guardiane di pecore, si segnano, passando, i tagliatori dei boschi. Lassù dove un giorno si odiò, si combattè, si uccise, ora non ci resta che lei, la bella nostra Signora, lei dal sorriso eterno, Maria.
La campana, già in lontananza, dà ancora i suoi tocchi. Di sull'aereo poggio, la benedizione si spande ai piani, al fiume, alle vette. Ancora si chiede a Dio, inginocchiati sui sassi:

A fulgure et tempestate ... Libera nos, Domine!
A peste, fame et bello ... Libera nos, Domìne!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris... Te rogamus, audi nos!

Il sole s'è fatto alto. L'ultima benedizione, sul poggio, è data. Per altra via si riscende alla pieve. Le voci dei cantori si son fatte stanche ma la fede s'è come avvivata.

Ut Ecelesiam tuam sanctam regere et conservare digneris... Te rogamus, audi nos!
Ut regibus et principibus christianis pacem et veram concordiam donare digneris...
Ut mentes nostras ad coelestia desideria erigas..
Ut nos exaudire digneris... Te rogamus, audi nos!

Sulla piazza della chiesa, sopra l'ossa dei vecchi morti (Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris... Te rogamus, audi nos!), su una distesa di teste curvate a terra, si dà l'ultima benedizione... E ai piedi dell'altare, di dove si cominciarono, nel modo in cui si cominciarono, han fine le lunghe litanie: con un ultimo slancio del cuore, col grido a Cristo:

Christe, audi nos!
Christe, exaudi nos!
Christe, eleison!

Quanti anni sono che il popolo cristiano prega e canta così?

Dicono lo insegnasse papa Gregorio, ma, secondo altri, forse eran usi anche più antichi. Si legge nelle storie della Chiesa di Francia, che un centocinquant'anni prima, san Mamerto processionò per le campagne di Vienna invocando i santi contro i lupi, non i lupi infernali ma proprio i lupi dei boschi, che uccidevano i greggi e portavan via i fanciulli: e i lupi crudeli sparirono... Chiunque le belle cantate inventasse, dovette essere certamente un santo e un poeta, un gran santo e un gran poeta che seppe creare un vero poema di religione e di canto, dì campane e di stendardi, di cielo e di terra.
Si tornava alle nostre case assai tardi, e, non si doveva dire - perchè c'insegnavano le nostre mamme che quando si fanno le penitenze e si lavora per Iddio non ci si deve mai lamentare nè raccontarlo a nessuno - ma si tornava a casa molto stanchi, per quel lungo viaggio, e altrettanto affamati.
Lassù, illuminate dal sole, ancora si vedevano rosseggiar di fiori le maestà. E nell'orecchio e dentro l'anima ancor ci risuonava il bel canto largo e devoto di quelle maestose litanie. La più lieta certezza ci faceva sicuri: quest'anno non avremo da temer quelle brutte nubi nere, quelle orribili, paurose grandinate; quest'anno ci darete in abbondanza la dolce vostra manna, la manna dei nostri monti, o nostri buoni castagni!
Stanchi e affamati tornavamo dalle nostre Rogazioni, ma contenti! Come in un bel giorno di festa!


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